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La prima raccomandazione del GREVIO sulla dimensione digitale della violenza contro le donne

GREVIO Raccomandazione Generale No.1 sulla dimensione digitale della violenza sulle donne 2

 

La violenza contro le donne costituisce un fenomeno complesso e globalmente diffuso che affonda le sue radici nella disparità di genere e che viene alimentato, giustificato e invisibilizzato dalla cultura patriarcale, sessista e misogina in cui siamo immersi. La ‘violenza contro le donne’ è definita dalla Convenzione di Istanbul come 

“una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata”.


Con la diffusione dell’uso di dispositivi con connessione a internet, dei social media e in generale della tecnologia, la violenza contro le donne ha iniziato a manifestarsi in una nuova dimensione, quella digitale. Manifestazioni di violenza di genere online e nella sfera digitale sono sempre più comuni; la loro elevata frequenza ha portato organizzazioni intergovernative e organismi di monitoraggio a prestare maggiore attenzione al fenomeno.

A seguito della presa di coscienza dell’urgenza di contrastare anche questa forma di violenza, finora ampiamente sottovalutata, il GREVIO, (gruppo di esperte/i deputato al monitoraggio della Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne e la violenza domestica), il 24 novembre 2021 ha pubblicato la sua prima Raccomandazione Generale sulla dimensione digitale della violenza contro le donne. Questa si pone i seguenti obiettivi: da un lato mira a definire termini e concetti chiave nell’ambito della violenza contro le donne e la violenza domestica perpetrata nella sfera digitale. Dall’altro fornisce raccomandazioni per prevenire e combattere il fenomeno con specifici riferimenti alle azioni da intraprendere.

Nella prima parte del documento il GREVIO chiarisce come il termine “dimensione digitale della violenza contro le donne” sia sufficientemente ampio da includere sia gli atti di violenza online che quelli perpetrati attraverso l’uso della tecnologia, comprese forme di tecnologia non ancora sviluppate. 

Inoltre, precisa che le manifestazioni di violenza contro le donne nella sfera digitale ricadono nella definizione di violenza di genere contro le donne inclusa nella Convenzione di Istanbul. Condotte come la condivisione e acquisizione non consensuale di materiale intimo e il linguaggio d’odio nelle chat online e nei social vengono ricomprese nella definizione di molestia sessuale, mentre il fenomeno dello stalking vede la sua estensione digitale negli accessi fraudolenti a credenziali social o bancarie, e nella sorveglianza tramite app di geolocalizzazione.

Dati sulla dimensione digitale della violenza contro le donne: un fenomeno in aumento

Per quanto riguarda l’ampiezza del fenomeno non si hanno dati precisi ed esaurienti, ciò nonostante vi sono alcune ricerche e studi relativi a determinati aspetti della dimensione digitale della violenza contro le donne  utili al fine di comprendernemeglio l’entità. 

Secondo un report del 2014 commissionato dall’organizzazione inglese Women’s Aid, il 45% delle donne che hanno subito violenza domestica hanno riferito di aver avuto esperienze di abusi online durante la loro relazione e il 48% dichiara di aver subito molestie o abusi online dal loro ex-compagno dopo che la relazione era terminata.

Il sondaggio “Toxic Twitter”, pubblicato da Amnesty International, riporta che il 25% di coloro che hanno risposto hanno ricevuto minacce di violenza sessuale e fisica, di istigazione al suicidio e di morte rivolte a loro e alla loro famiglia su Twitter.

Rispetto al cosiddetto hate speech, sono significativi i dati forniti dalla Mappa dell’Intolleranza creata da Vox-Osservatorio Italiano sui Diritti; nella sua sesta edizione riporta che le donne costituiscono la categoria più colpita dall’odio online, essendo infatti il target del 43,70% dei tweet negativi rilevati nel corso del 2021.   

Infine, un’indagine condotta da Plan International, una ONG che lavora nell’ambito della protezione dei diritti dei bambini e delle bambine, mostra che metà delle 14 000 ragazze intervistate aventi tra i 15 e i 25 anni e provenienti da 22 paesi diversi ha subito stalking online, ha ricevuto messaggi e immagini esplicite o è stata abusata online.

Secondo il GREVIO è importante sottolineare che, anche se qualsiasi donna può potenzialmente essere target di questa tipologia di violenza, alcune sono più esposte di altre per via, ad esempio, della loro identità di genere, orientamento sessuale, etnia, provenienza geografica, disabilità, opinione politica o religione. Nello specifico, tra i gruppi particolarmente a rischio vi sono le ragazze tra 18 e  29 anni, oltre a giornaliste, creatrici di contenuti, politiche e attiviste, in quanto più attive sui social media e in generale su internet.

Inadeguatezze e asimmetrie nel contrasto al fenomeno da parte dei governi nazionali

I dati citati, per quanto limitati, dimostrano la vasta diffusione della violenza contro le donne nella dimensione digitale e l’urgenza di includere questa dimensione nelle risposte dei governi nazionali alla violenza contro le donne. 

Il GREVIO riconosce che alcuni degli Stati parte della Convenzione di Istanbul si sono impegnati in tal senso, per esempio attraverso campagne di sensibilizzazione oppure introducendo nuovi reati che puniscono specifici atti di violenza commessi online.

Ma è evidente il bisogno di un maggior impegno e di un approccio differente. Difatti, anche gli Stati dotati di leggi che sanzionano determinate forme di violenza contro le donne perpetrate nella dimensione digitale non riconoscono o considerano l’impatto che queste hanno sulla sfera sociale, economica, psicologica e sulla partecipazione online della donna. Questa mancanza di visione d’insieme risulta in un’asimmetria tra le politiche di contrasto al cybercrime e quelle di contrasto alla violenza contro le donne basata sul genere.

Le raccomandazioni del GREVIO per una risposta più efficace

L’inclusione delle forme di violenza nella dimensione digitale nella definizione di violenza già contenuta nella Convenzione di Istanbul permette di applicare gli stessi obblighi di due diligence in capo agli Stati, esigendo l’adozione di ogni misura possibile a livello istituzionale, normativo e di policy per prevenire e contrastare ogni forma di violenza di genere.

Il GREVIO richiede inoltre agli Stati non solo delle modifiche a livello normativo, ma l’adozione di un approccio olistico, che tenga conto sia delle dinamiche di genere nella violenza esercitata a mezzo digitale, sia delle peculiari dinamiche online delle nuove forme di violenza. 

In quanto fenomeno fortemente radicato nelle dinamiche di potere patriarcale e di disparità di genere all’interno della società, è altrettanto importante che la risposta statale si applichi in maniera efficiente su tutto il livello nazionale, tramite un set di interventi integrati che coinvolgano attivamente molteplici attori e che tengano conto delle diverse forme del fenomeno e delle diverse necessità delle donne colpite.

Nello specifico, vengono identificate quattro aree di intervento:

  • Prevenzione: inserire la dimensione digitale della violenza nelle campagne di sensibilizzazione e nei progetti educativi al fine di modificare stereotipi e attitudini radicati che formano le basi della violenza, attraverso modelli positivi e  rappresentazione inclusiva delle donne nel settore digitale. 
  • Protezione: supportare i servizi di supporto specializzati con risorse economiche e umane adeguate a garantire una risposta olistica ed efficace anche nei casi di violenza nella dimensione digitale. 
  • Indagini e procedimenti penali: Adeguare lo svolgimento delle indagini e la conduzione dei processi  alle nuove forme di violenza online, garantendo un effettivo accesso alla giustizia, un'adeguata formazione del personale e la costituzione di unità specializzate. 
  • Politiche coordinate: Coordinamento e collaborazione tra diverse realtà nazionali e internazionali nel contrasto al fenomeno; coinvolgimento del mondo accademico (per condurre studi e raccogliere dati mirati a inquadrarne correttamente l’ entità e le aree di intervento) e del settore privato affinché eserciti un maggiore controllo e moderazione delle piattaforme online, e contribuisca allo sviluppo di modelli positivi. 

In conclusione: perché riflettere e intervenire sulla dimensione digitale della violenza contro le donne?

Dal documento emerge come la scelta del GREVIO di occuparsi di questo specifico ambito della violenza contro le donne sia dettata dalla pervasività e all'attualità della sua dimensione digitale, oltre che dalle ripercussioni molto gravi che può avere sia a livello individuale che collettivo. Le potenzialità della rete di raggiungere molti utenti contemporaneamente e l’anonimato offerto contribuiscono all’amplificazione esponenziale della violenza in maniera, alla difficoltà di contrastare la diffusione e la proliferazione dei contenuti lesivi, e a favorire l’impunità dei responsabili. 

Le forme digitali della violenza contro le donne creano inoltre un clima ostile, degradante, umiliante e intimidatorio, che punta a ridurre gli spazi di libertà e la partecipazione delle donne nel mondo online e a punire coloro che accedono a spazi a loro preclusi secondo stereotipi di genere e logiche patriarcali. 

 

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