Franca Viola e le battaglie per la libertà
Compie oggi 76 anni Franca Viola, la prima donna ad aver rifiutato il matrimonio riparatore in Italia.
Franca nacque il 9 gennaio 1947 ad Alcamo, in Sicilia, da una famiglia di agricoltori. A quindici anni si fidanzò con Filippo Melodia, nipote di un mafioso, che poco dopo il fidanzamento venne arrestato per furto e per i suoi contatti con la malavita. Il padre di Franca Viola decise di sciogliere il fidanzamento della figlia, ma questo venne visto come un affronto da parte della famiglia di Melodia. Da quel momento in poi la famiglia Viola subì un susseguirsi di violente minacce e una serie di danni alle proprietà. Nonostante questo, Franca Viola non tornò sui suoi passi e la sua famiglia la sostenne.
Il 26 dicembre 1965 Melodia fece irruzione nella casa di Franca Viola, e, insieme ad un gruppo di amici, distrussero la casa e rapirono la giovane ragazza. Franca venne stuprata, picchiata e nascosta in un casolare di proprietà di Melodia. Dopo alcuni giorni, la famiglia di Filippo Melodia contattò il padre di Franca, per organizzare il matrimonio riparatore. La famiglia Viola finse di accettare questo accordo, ma con la polizia riuscì ad incastrare Filippo Melodia e gli altri responsabili del rapimento.
Nel dicembre 1966 si tenne il processo presso il Tribunale di Trapani dove la difesa di Melodia cercò di screditare la ragazza, facendo passare il rapimento come una fuga d’amore consensuale. Infine, la sentenza condannò Melodia a undici anni di carcere.
La vicenda vissuta da Franca Viola ebbe importanti ricadute sulla legislazione del nostro Paese. Fu, infatti, la prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore, legge che venne abolita solo nel 1981.
Secondo il Codice penale dell’epoca lo stupro era da considerarsi tra i “delitti contro la moralità pubblica e il buon costume”. Perciò ai sensi dell'articolo 544 lo stupratore poteva evitare completamente il processo e la possibile condanna qualora avesse sposato la vittima. Questo articolo si legava all’idea che lo stupro fosse solo un danno all’onore della famiglia e alla reputazione della donna che aveva subìto tale violenza e non un crimine contro la persona stessa.
La legge, di fatto, costringeva le donne che avevano subìto violenza sessuale a sposare i loro carnefici per salvare il buon nome della famiglia ed evitare uno scandalo. Franca Viola si oppose con coraggio a questa pratica e le sue parole divennero celebri in tutta Italia: "io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l'onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce".
La vicenda di Franca Viola sollevò la questione a livello nazionale e la lotta delle donne contro queste leggi ingiuste divenne sempre più partecipata. Le manifestazioni riguardavano la legge sul reato di adulterio, la violenza sessuale, il matrimonio riparatore e il delitto d'onore. Nel Convegno internazionale sulla Violenza contro le donne svolto a Roma nel 1978, le attiviste decisero di registrare un processo per stupro, per dimostrare come la vittima venisse considerata come "imputata". Nell'Aprile 1979 il documentario "Processo per stupro" (della regista Loredana Dordi) venne mandato in onda sulla RAI, questo creò una eco che portò, nel Marzo del 1980, ad una grande manifestazione nella capitale. In questa occasione il Movimento delle donne consegnò 300.000 firme raccolte per una legge di iniziativa popolare contro la violenza sessuale.
Nel 1981, dopo ben 16 anni dal rapimento di Franca Viola, l’articolo 544 venne rimosso dal Codice penale insieme all’articolo 194, il cosiddetto “delitto d’onore”. Per quanto riguarda la violenza sessuale, essa venne considerata come reato contro la persona, non più solo contro la moralità pubblica, solo a partire dal 1996.
In Italia la lotta contro la legge sul matrimonio riparatore ha permesso di compiere nuovi passi verso l'emancipazione femminile, questo purtoppo non è ancora accaduto in molti altri paesi del mondo. Il report dell'ONU (organo UNFPA) del 2021 dichiara che il matrimonio riparatore è ancora presente in ben 20 paesi del mondo, tra cui Algeria, Iraq, Libia, Russia, Siria e Thailandia. La dott. Natalia Kanem, direttrice esecutiva dell’UN Population Fund, definisce queste leggi come "un mezzo per sottomettere le donne" e rappresenta una "violazione dei diritti fondamentali di donne e ragazze che rinforza le diseguaglianze e perpetua le violenze legate alle discriminazioni di genere".
Nel giorno del suo compleanno ricordiamo il ruolo che Franca Viola ha avuto nel difendere il diritto delle donne di decidere della propria vita e del proprio corpo.