I Centri antiviolenza. Dove le donne contano
Tra pochi giorni è l'8 marzo. Centinaia di migliaia di donne anche quest'anno daranno un significato diverso a questa giornata che per anni è stata considerata la Festa della donna. Giovedì invece manifesteremo al grido di Non una di meno per denunciare i femminicidi e le condizioni di discriminazione e violenza che nel mondo colpiscono le donne in modo esageratamente sproporzionato rispetto agli uomini.
Ma tutto ciò non basta. Ogni giorno si susseguono notizie drammatiche, in cui vediamo ripetersi lo stesso copione: una donna che cerca di uscire da una relazione violenta finisce per pagare con la vita, la decisione di lasciare il partner perchè le istituzioni che dovrebbero proteggerla non intervengono in tempo.
Queste tragedie rappresentano solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che da sempre si consuma dentro le nostre case, nelle famiglie e nella vita di migliaia di donne che subiscono soprusi, molestie, percosse, abusi. E' una violenza profondamente radicata nella storia, ma ancora attuale nonostante i passi avanti fatti, e che si alimenta della disparità di potere tra uomini e donne nei diversi ambiti sociali.
Ma dalla violenza si può e si deve uscire. Il nostro lavoro instancabile e quotidiano ne è la prova tangibile. 886 donne nel 2017 hanno chiesto aiuto ai 4 Centri antiviolenza della provincia di Padova. 308 sono state le donne residenti nel comune di Padova. Donne che hanno portato le loro storie, spesso lunghe, di violenza da parte del partner (l'82% degli autori di violenza è un partner presente o passato), a cui quasi sempre assistono anche i/le minori (299 bambini e bambine sono vittime di violenza assistita).
A tutte queste donne abbiamo creduto, e insieme, in una relazione tra donne, abbiamo trovato una via d'uscita, rispettosa dei loro tempi e dei loro desideri, senza mai perdere di vista la loro sicurezza e protezione. Le abbiamo accompagnate in un percorso spesso difficile, tortuoso e mai scontato, dove #wetoogether è non solo una parola d'ordine ma uno stile di vita.
Abbiamo creduto alla loro parola, perchè i Centri antiviolenza sono luoghi sicuri e non giudicanti, dove le donne trovano accoglienza, ascolto e protezione, e negli ultimi 30 anni, nel silenzio della politica e delle istituzioni, si sono occupati concretamente di accogliere, ascoltare, sostenere le donne che vi si rivolgono per uscire da relazioni violente. Perchè , che nessuna resti sola non è solo uno slogan, ma una pratica quotidiana.
Ma non possiamo farcela da sole. Prevenire la violenza, fermare la mano dell'uomo che colpisce una donna perchè la considera suo possesso, richiede però un lavoro molto più corale, intenso e deciso di tutti e tutte, a cominciare dalle Istituzioni.
Per prima cosa è fondamentale riconoscere la forza delle donne, credere alle loro parole quando denunciano, prendendo sul serio il rischio che corrono, approntare tempestivamente percorsi di protezione.
Inoltre, i Centri devono essere considerati attori cardine, la cui esperienza va riconosciuta anche nelle reti territoriali a contrasto della violenza maschile contro le donne. Riconoscimento vuol dire fondi adeguati, sulla base delle reali esigenze. Questo riconoscimento è un atto dovuto per dimostrare che l'impegno nella lotta alla violenza contro le donne nonè un fenomeno da strumentalizzare, ma una risposta concreta alle 7 milioni di donne che in Italia hanno subito violenza nel corso della loro vita.
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