(L)OTTO MARZO - Quello che abbiamo da dire
Dopo 8 anni siamo ancora qui a scioperare da un sistema che ci vede oppresse, discriminate, maltrattate e uccise ogni giorno.
Il Centro antiviolenza nasce oggi 35 anni fa. Questo é però, come tutti gli anni, un compleanno amaro
un compleanno amaro se pensiamo a Clara che ci ha chiamate perché subisce violenza dall’ex fidanzato, che la perseguita, si fa trovare sempre sotto casa, minaccia lei e le coinquiline nonostante lei lo abbia denunciato.
è un compleanno amaro se pensiamo a Maria, che dopo 50 anni ci chiama perché non ce la fa più e vuole andarsene lontano da quel marito che l’ha maltrattata fin da quando si conoscono. Ma non ha una pensione perché sebbene abbia sempre lavorato nell’azienda di famiglia, lui non le ha versato i contributi.
è un compleanno amaro per Tania che con 3 figli è fuggita dal marito per salvarsi la vita. Adesso è in una casa rifugio e deve fare 3 lavori precari e sottopagati, perché non riceve il mantenimento dal padre dei figli e deve mettere via più soldi possibile per quando sarà autonoma.
è un compleanno amaro per Ramona che, per la sua scelta di fuggire dalla violenza, rischia di trovarsi senza documenti e sta aspettando da mesi il permesso di soggiorno, in un limbo dove non sa cosa sarà della sua vita.
è un compleanno amaro per Sonia, che dopo aver lasciato la sua compagna controllante, ha subito da lei stalking per mesi. Le amiche le hanno detto "è la solita ex pazza" minimizzando il suo vissuto di violenza patriarcale.
è un compleanno amaro per Beatrice, che è stata aggredita da uno sconosciuto mentre andava al lavoro.
è un compleanno amaro per le 1358 donne che si sono rivolte al centro antiviolenza l’anno scorso.
La violenza attraversa i nostri corpi ogni giorno. Dentro le case, quando a maltrattarci sono i nostri mariti, compagni, fratelli, padri, zii, cugini, e quando i lavori di casa li dobbiamo fare noi perché siamo donne. Attraversa i nostri corpi per strada, quando di notte e di giorno dobbiamo camminare parlando al telefono con un’amica e guardarci continuamente intorno, o andare a correre mettendoci un solo auricolare nella speranza di riuscire a sentire eventuali aggressori che si avvicinano . Attraversa i nostri corpi nei luoghi di lavoro, da parte di colleghi o superiori che pensano di poter disporre di noi, o che non siamo abbastanza brave per ricoprire ruoli di responsabilità, o che non valiamo quanto un collega maschio quando dobbiamo essere retribuite, o che possiamo lavorare oltre le ore stabilite dal contratto semplicemente perché siamo ricattabili.
Attraversa i nostri corpi nei luoghi di cura quando subiamo pratiche invasive senza consenso, quando accediamo all’interruzione volontaria di gravidanza e veniamo giudicate, colpevolizzate, infantilizzate o ci viene detto di non farne un dramma perché non siamo le prime e nemmeno le ultime. Attraversa i nostri corpi nelle istituzioni, quando denunciamo il nostro maltrattante e non veniamo credute, quando dobbiamo dimostrare di essere madri impeccabili, o vittime perfette da salvare.
Attraversa i nostri corpi nei discorsi che giustificano politiche razziste e coloniali, utilizzandoli per approvare leggi repressive della libertà di movimento e atti discriminatori nei confronti delle persone razzializzate in nome della necessità di proteggerci.
La violenza ci colpisce anche nei conflitti armati,quando veniamo usate come merce di scambio, come bottino di guerra e quando i nostri corpi vengono violati e utilizzati come strumento di pulizia etnica.
In questo scenario, dove i potenti che ci governano esprimono un potere machista e patriarcale che ci vuole riportare ai ruoli di ancelle silenziose e procreatrici di prole noi stiamo qui, con il potere della nostra voce che non è sola ma è quella di tante donne nel mondo che non vogliono più stare in questo sistema.
A chi ci parla di guerra, di deportazioni, di pulizia etnica, di dominio e oppressione delle soggettività che sovvertono le norme patriarcali, noi vorremmo rispondere che tutto questo non sarà in nostro nome e che ci opporremo con tutta la nostra forza.
Resisteremo come stiamo facendo da millenni.