Sportello Antiviolenza di Cadoneghe: facciamo chiarezza
Domenica 7 giugno abbiamo appreso dai quotidiani che il Comune di Cadoneghe, che non ha voluto rinnovare la Convenzione con noi per la collaborazione nella gestione dello Sportello antiviolenza, aprirà un nuovo servizio dedicato alla violenza contro le donne affidandone la gestione a Gruppo Polis, definendolo un “netto salto di qualità”.
Ci teniamo a precisare alcune cose. Non si tratta di un avvicendamento tra enti che andranno a gestire lo Sportello antiviolenza, ma della duplicazione di un servizio che già esiste stabilmente nel territorio di Cadoneghe dal 2014. Il Centro Veneto Progetti Donna – Auser è nato nel 1990 e da sempre accoglie donne provenienti da tutta la provincia, Cadoneghe compreso. Anche prima del 2014 le donne di Cadoneghe venivano accolte presso il Centro antiviolenza di Padova. La decisione di aprire una sede nel territorio del Comune di Cadoneghe è derivata dalla necessità di avvicinarsi alle donne di quei territori che avevano difficoltà a venire a Padova.
Lo Sportello Antiviolenza di Cadoneghe è un servizio del Centro Veneto Progetti Donna - Auser, riconosciuto e mappato dalla Regione del Veneto, e tale rimarrà. In qualità di presidio antiviolenza che risponde ai requisiti minimi previsti dall’Intesa Stato Regioni, lo Sportello riceve un contributo statale per il suo funzionamento, a cui si aggiungevano i 2.500 annuali che il Comune di Cadoneghe garantiva in base alla Convenzione. Ricordiamo che la Regione del Veneto, e la stessa Intesa, considera Sportelli antiviolenza quelli afferenti ad un Centro antiviolenza già operante, ed al momento l’unico ente riconosciuto come centro antiviolenza nel territorio di Padova è il Centro Veneto progetti Donna - Auser. Preclusa la possibilità di continuare ad operare all’interno della sede comunale, lo Sportello Antiviolenza di Cadoneghe ha solo cambiato sede (Via Guido Franco), ma continuerà le sue attività.
Dal 2014, cioè da quando siamo presenti nel territorio di Cadoneghe abbiamo siglato annualmente un accordo con il Comune rispetto alle prestazioni offerte dallo Sportello che è stato aperto su esclusiva iniziativa del Centro Veneto Progetti Donna che ha messo in rete gli Sportelli di Padova, Abano Terme, Cadoneghe e Vigodarzere.
Apprendiamo che il “netto salto di qualità” che il nuovo servizio del Comune apporterebbe sarebbe dato dalla presenza di una psicologa, di una legale e di una educatrice. Ma le attività da sempre erogate dallo Sportello antiviolenza del Centro Veneto Progetti Donna sono: ascolto telefonico, consulenza psicologica, consulenza legale, accompagnamento ai servizi del territorio, invio ai servizi competenti, orientamento lavorativo e, nei casi a rischio, inserimento in strutture protette. Tutto questo avveniva sia presso la sede dello Sportello a Cadoneghe sia presso la sede di Padova; infatti a volte le donne preferivano usufruire di un altro luogo per non essere riconosciute data la delicatezza del fenomeno trattato. Le operatrici che operano in tutti gli Sportelli, Centri antiviolenza e Case rifugio gestiti dal Centro Veneto Progetti Donna - Auser sono psicologhe, psicoterapeute, avvocate penaliste e civiliste, assistenti sociali ed esperte in diritti umani con esperienza pluriennale nella gestione di casi complessi di violenza maschile contro le donne.
In questi anni a Cadoneghe abbiamo ascoltato le storie delle donne in 420 telefonate, per un totale di circa 105 ore di ascolto telefonico, garantito 209 ore di consulenze individuali e attivato percorsi di sostegno psicologico per 61 donne su 95 richieste totali. Abbiamo effettuato 85 equipe interne per un totale di 170 ore, e 21 equipe esterne. Abbiamo avuto contatti con i Servizi sociali del Comune per la gestione dei casi per 54 volte, e abbiamo effettuato 9 incontri con le FF.OO, oltre ad aver attivato un accompagnamento costante al percorso legale con le donne che avevano deciso di procedere con querela e separazione. Abbiamo realizzato eventi e campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi.
Se si riteneva che il nostro servizio non fosse efficace, ci chiediamo come mai nell’incontro avuto con l’Amministrazione comunale in data 14 gennaio 2020 ci fosse stata comunicata l’intenzione di continuare il servizio e addirittura di provvedere alla ricerca di una sede migliore. Incontro a cui ha fatto seguito, dopo numerosi solleciti, una comunicazione pec del 29 gennaio con cui, a soli 2 giorni dalla scadenza della convenzione, si annunciava la decisione di non proseguire con la collaborazione, lasciandoci da un giorno all’altro prive di sede e mettendo in difficoltà il nostro lavoro e le donne che seguivamo perché non sapevamo dove poter dare loro appuntamento per i colloqui.
In tutta la Provincia il Centro Veneto Progetti Donna collabora con le Amministrazioni locali sia nella gestione di strutture, sia per la diffusione di proposte culturali, campagne di comunicazione e informazione, nonché offrendo formazione competente ad amministratori e operatori/trici dei servizi. Abbiamo rapporti consolidati con i comuni di Arzegrande, Abano Terme, Conselve, Monselice, Este, Solesino, Padova, Vigodarzere, Cittadella, Camposampiero, Limena, Monselice, Vigonza, Piove di Sacco, Albignasego, Montagnana, Rubano e ogni 25 novembre siamo presenti in tantissimi altri territori della Provincia rispondendo agli inviti delle Amministrazioni che ci chiamano a portare la nostra esperienza agli eventi di sensibilizzazione.
Siamo l’unico referente provinciale per il 1522, numero nazionale di pubblica utilità, questo significa che quando una telefonata arriva al centralino a Roma viene dirottata a noi. Così pure le Forze dell’Ordine e i Pronto Soccorso hanno i nostri contatti per inviarci le donne che desiderano il nostro sostegno o che hanno bisogno di una accoglienza protetta immediata.
Facciamo tutto questo con fondi assolutamente insufficienti a coprire il lavoro quotidiano, e per questo una delle più grande battaglie che portiamo avanti è quella del riconoscimento del valore anche economico del lavoro della rete di contrasto alla violenza maschile contro le donne.
Le parole delle donne che dopo anni vivono libere dalla violenza sono per noi la linfa che ci fa andare avanti e pensare che nonostante le difficoltà continuare ad esserci è importante.
Ci chiediamo quanto c’entri la qualità menzionata dal Sindaco nell’articolo di domenica 7 giugno nella decisione di non rinnovare la convenzione con noi. Ma soprattutto ci chiediamo che senso abbia destinare risorse comunali nella creazione di un nuovo servizio quando nello stesso territorio già esiste un presidio riconosciuto, mappato e già in parte beneficiario di risorse pubbliche.
Possiamo comprendere la volontà di una Amministrazione di volere dare rotazione alle realtà con cui collabora, ma pensiamo che su un terreno come quello della violenza maschile sulle donne, caratterizzato dall’esiguità di risorse e dalla necessità di lavorare in rete, il primo pensiero di un Sindaco e dei/delle suoi/sue collaboratori/trici debba essere quello di valorizzare e non disperdere le esperienze e i presidi così faticosamente costruiti in questi anni.