Addio a Cecilia Mangini, prima documentarista italiana
Lo scorso 21 gennaio all’età di 93 anni ci lascia Cecilia Mangini: regista, sceneggiatrice e fotografa italiana.
Nasce a Mola di Bari (BA) da padre pugliese e madre toscana, si trasferisce in giovane età a Firenze insieme alla sua famiglia. Già dall’adolescenza coltiva il suo amore per il cinema e la fotografia.
È alla fine della guerra, però, che la caduta del regime consente un vero e proprio aggiornamento sugli sviluppi del cinema mondiale, e Cecilia Mangini inizia il suo apprendistato come fotografa, critica e saggista per importanti riviste di settore come «Cinema Nuovo», «Cinema '60», «L'Eco del cinema», e organizzatrice all'interno del Circolo del Cinema «Controcampo».
Nel 1952, venticinquenne, si trasferisce a Roma, per lavorare nella federazione nazionale dei cineclub, dove conosce e sposa il regista Lino Del Fra. A Roma inizia la non usuale attività di fotografa, "non un mestiere per signorine": soprattutto perché lo interpreta rinunciando alla fotografia di posa in favore di quella di strada.
Il suo interesse per le problematiche sociali unito ad un sentimento di partecipazione politica e umana alle vicende degli ultimi, riuscendo a tracciare, negli anni del nascente boom economico, un ritratto inedito del nostro Paese. Nasce così la collaborazione con Pier Paolo Pasolini, con cui realizza due documentari che raccontano le grandi periferie della capitale.
Il suo documentario Essere donne (1965) risulta essere tra le prime indagini cinematografiche sulla condizione femminile in Italia, analizzata nei suoi diversi aspetti: economici, sociali, psicologici e culturali. Cecilia Mangini voleva denunciare le contraddizioni e la violenza della sconcertante realtà lavorativa e familiare delle donne italiane.
Questo nostro omaggio a Cecilia Mangini sia anche un ringraziamento per aver utilizzato la fotografia e il cinema come strumenti di libertà, indipendenza e riflessione sulle contraddizioni della società.