Si conclude il progetto “Si-cura: uscire dalla violenza dopo i 65 anni”
*[scorri per vedere i 3 spot e conoscere le storie di Claudia, Gianna e Nenè]
Che la violenza sia un fenomeno pervasivo e che può accompagnare l’intera vita di una donna è ampiamente confermato dai dati del Centro Veneto Progetti Donna che riguardano le donne con più di 65 anni: 214 nel triennio 2018-2020. Così divise: 57 donne nel 2018, corrispondenti al 8,7% del numero complessivo (1.1016), 62 nel 2019 corrispondenti al 9 % del numero complessivo (1.082) e 95 (15% del numero complessivo) nel 2020. La più anziana ha 94 anni.
Grazie al progetto finanziato dalla Fondazione Cariparo abbiamo potuto far emergere questo fenomeno, caratterizzato da una scarsa visibilità legata sia alle dinamiche specifiche della violenza contro le donne sia alla particolare condizione di vulnerabilità data dall’età, per cui certe condizioni fisiche e di salute favoriscono l’isolamento e la fragilità delle donne anziane e ne complicano i percorsi di emersione e fuoriuscita dalla violenza. A questo si aggiunge il fatto che la donna anziana è spesso un punto di riferimento importante per il suo ruolo di assistenza e accudimento di altri familiari e ciò la vincola al suo contesto familiare, limitando ulteriormente la possibilità di emersione dalla violenza.
In questi due anni sono state realizzate diverse azioni di prevenzione insieme ad attività più specificamente rivolte alle donne anziane tra cui:
- 5 formazioni specialistiche dedicate ad assistenti sociali dei servizi territoriali
- 5 incontri informativi dedicati a volontari/e di circoli Auser e Filo d’Argento della provincia
- 3 incontri di sostegno per caregiver
- percorsi di accoglienza e supporto psicologico e legale specializzato per le donne anziane
- accompagnamento ai servizi del territorio
- laboratorio di sartoria (settimanale)
- laboratorio di arteterapia (un’edizione da 5 incontri)
- 20 incontri di lettura (6 in presenza e 14 on line)
- campagna di comunicazione e tre spot video
- un report con i dati raccolti dal Centro Veneto Progetti Donna negli ultimi anni rispetto al target del progetto.
Come vive la violenza una donna anziana? Quali sono le barriere che condizionano la richiesta di aiuto? Quali sono i percorsi possibili?
Queste sono alcune delle domande sui cui si è aperto il confronto in questi due anni di attività per provare a cogliere quali sfide devono affrontare le donne anziane che si rivolgono al Centro antiviolenza e tentare di identificare le risposte migliori ai bisogni specifici che esse esprimono.
Dai racconti e dalle storie delle donne over 65 che negli anni si sono rivolte al Centro appare come spesso la violenza si sia sviluppata già nelle fasi iniziali della relazione o sia stata l’esito di atteggiamenti acuitisi con l’invecchiamento della coppia. Per le donne anziane permangono alcune caratteristiche che si ritrovano anche nelle donne più giovani come la paura di ritorsioni e stigmatizzazioni, il desiderio di non lasciare la propria casa e di proteggere l’autore della violenza, il disagio emotivo e la difficoltà nel denunciare la violenza subita.
Tra le barriere che condizionano la richiesta di aiuto ci sono l’isolamento, l’assenza di una rete di sostegno, l’eventuale ostilità dei figli, la disabilità o la fragilità fisica, le responsabilità di cura, la mancanza di conoscenza dei propri diritti e delle risposte disponibili, il timore delle conseguenze degli interventi, le barriere culturali e legate alle emozioni, la normalizzazione della violenza, l’insicurezza finanziaria…
“In fondo se sto zitta e buona e gli preparo la cena all’ora che dice lui...non succede niente. Devo solo stare attenta a non farlo innervosire.”
“Ho provato a chiedere aiuto a mia sorella, l’unica che avrebbe potuto ospitarmi ed aiutarmi, ma lei mi ha detto “Maria Teresa, ma è proprio necessario fare tutta questa rivoluzione dopo 50 anni di matrimonio?”
E se non ti capisce tua sorella... chi può farlo?”
“Ho sempre pensato che se non mi fossi ammalata avrei avuto la forza di lasciarlo e andarmene. Ma così… che possibilità ho?”
“Quando ho detto a mio figlio che avrei lasciato suo padre perché dopo tanti anni di sopportazione sentivo di essere arrivata al limite, senza neanche guardarmi in faccia mi ha detto “ Se tu te ne vai, lasci anche me e il tuo nipotino”. Mi sono sentita morire.”
“Non ci penso proprio ad andare via sai perché? Chi si occuperebbe della casa? La casa che abbiamo costruito con tanti sacrifici? Ivo non sa prepararsi neanche il pranzo...figuriamoci!”
“Dove vado da sola?”, “Devo cercare un’altra casa?”, “Devo cambiare tutte le mie abitudini?”, “E i miei nipoti che sono abituati a venire sempre a pranzo da noi?”
Quel che invece può facilitare un percorso di fuoriuscita dalla violenza sono l’accoglienza e l’ascolto incondizionati, la possibilità per le donne di affidarsi una rete di professionisti/e formati/e e in contatto tra loro, l’esistenza di una rete di relazioni sociali, la prospettiva di non dover lasciare la propria abitazione, il sostegno e il riconoscimento da parte di figli e figlie della violenza subita, la presenza di qualche entrata economica e la possibilità di disporne in autonomia, la capacità di prendere decisioni per sé.
Le donne ci mostrano di essere in grado di mettere in campo una quantità inesauribile di risorse e ci sorprendono ogni volta. Quello che spesso manca è la capacità di farsi carico dei pesi che hanno portato sulle spalle per permettere loro di pensare finalmente alla propria vita. Questo è il compito che spetta a noi.
Per leggere il report, clicca qui.
Di seguito potete vedere tre spot video per dar voce a tre profili di donne che incarnano alcune delle destinatarie delle attività del progetto Si-cura: uscire dalla violenza dopo i 65 anni.
Michela presta la voce al racconto di una donna di oltre ottant’anni che si è rivolta al Centro antiviolenza non molto tempo fa per chiedere ascolto e supporto.
Gianna, una delle socie fondatrici del Centro Veneto Progetti Donna, oggi si spende nei laboratori di artigianato insieme alle donne accolte nelle strutture. Dalla sua testimonianza emerge l’importanza di uscire dall’isolamento, della condivisione che si crea spontaneamente nell’incontro tra donne e il fatto che la sorellanza non ha età.
Nenè ha interpretato se stessa nel suo ruolo di caregiver verso la mamma anziana. Dal suo racconto emergono alcuni aspetti tra cui il fatto che la dedizione e l’ accudimento restano perlopiù prerogative femminili