25 novembre 2021 #UscireSiPuò #NoiTiCrediamo
La violenza contro le donne continua a costituire una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e trasversali che colpisce, secondo dati regionali, nazionali e internazionali, almeno una donna su tre. È un fenomeno strutturale, prevalentemente sommerso, che affonda le proprie radici nella nostra cultura e nei nostri modelli di relazione tra i generi, che devono quindi essere oggetto di una profonda trasformazione. L’educazione e la sensibilizzazione sono i catalizzatori di questo cruciale cambiamento.
La violenza è qualcosa che si fatica a riconoscere perché non si vede facilmente e l’immagine che emerge a volte è così insostenibile che spesso cediamo alla tentazione di voltarci dall’altra parte e di concludere che le donne forse esagerano o persino mentono. Ecco, oggi ci teniamo a ribadire che ogni giustificazione, ogni minimizzazione, ogni mancato riconoscimento della violenza è anch’esso violenza. È quindi a questa cultura, quella che nega l’esistenza e la pervasività del fenomeno e che lo legittima, che bisogna opporsi se si vuole garantire sostegno e giustizia alle donne coinvolte in situazioni di violenza e ai loro figli e figlie.
Il 25 novembre si celebra la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. L’obiettivo della celebrazione di questa giornata è proprio quello di sensibilizzare la cittadinanza sulla violenza contro le donne, in ogni sua forma.
Il 25 novembre venne scelta come giornata celebrativa per commemorare la morte delle tre sorelle Mirabal, tre attiviste per i diritti delle donne della Repubblica Dominicana uccise dal regime il 25 novembre 1960.
Per noi un giorno non è abbastanza, per questo novembre è il mese contro la violenza sulle donne, ma è soprattutto il mese per la costruzione della società che vogliamo: equa, non-violenta, basata sul rispetto e la valorizzazione delle differenze.
È importante, tuttavia, che l’attenzione pubblica non sia circoscritta ai mesi di novembre e marzo, ma per il superamento costruttivo di questo fenomeno è necessario un impegno quotidiano di tutti e tutte: dalle associazioni alle Istituzioni, dalle scuole al/lla singolo/a cittadino/a che si informa, si impegna ed è cosciente delle proprie responsabilità e potenzialità.
Il Centro Veneto Progetti Donna nasce nel 1990 per iniziativa di un gruppo di donne che lavoravano nel Sindacato. Nasce per fornire sostegno alle donne che subivano molestie all’interno dei luoghi di lavoro. Ben presto però ci si rese conto che le richieste che arrivavano non riguardano l’ambiente lavorativo, bensì le violenze all’interno delle mura domestiche.
Da allora molte operatrici, avvocate, psicologhe, assistenti sociali e attiviste hanno attraversato il Centro Veneto Progetti Donna e hanno accolto circa 11.000 donne di tutta la provincia di Padova, offrendo loro percorsi di libertà dalla violenza e autodeterminazione.
Per condividere qualche dato in più, dopo un anno difficile, il 2020, in cui la pandemia da Covid-19 ha limitato l’accesso delle donne al Centro antiviolenza, registrando quindi un calo del numero di donne accolte, il 2021 ha rivisto le donne chiedere aiuto, spinte sia dalla disperazione esacerbata dall’emergenza sia dalla consapevolezza della ritrovata possibilità di uscire di casa e anche dalle relazioni violente. Il CVPD, infatti, non ha mai smesso di diffondere il suo Numero Verde attraverso le campagne pubblicitarie veicolate tramite tutti i canali a disposizione (social media, affissioni, giornali…) per raggiungere le donne nel modo più capillare possibile.
Quest’anno dunque ha segnato la ripresa del trend positivo del numero di donne che si rivolgono a noi con una media di circa 100 donne accolte ogni mese. Da gennaio a ottobre di quest’anno sono 12 le donne ospitate nelle strutture di accoglienza,accompagnate da 12 minori, e sono 20 le donne a cui è stata garantita accoglienza in emergenza, insieme a 25 minori.
Questo incremento è un indicatore positivo perché erode l’elevato tasso di sommerso: sappiamo che la maggior parte delle donne non parla con nessuno della violenza subita e appena 1 donna su 4 sporge querela/denuncia alle autorità. Inoltre, meno del 5% delle donne si rivolge ad un Centro antiviolenza.
Il messaggio che vogliamo comunicare oggi è che il contrasto della violenza contro le donne dipende da ciascuno e ciascuna di noi. L’appello, rivolto a tutti a tutte, è di mettersi in discussione e pensare a quanto ancora è presente nella nostra società il pensiero che le donne un po' se la vanno a cercare o che se la meritino la violenza. E quando denunciano spesso le donne non vengono credute perché c'è il pensiero che lo facciano per vendetta o per ottenere qualcosa in cambio. Come abbiamo visto recentemente, nemmeno di fronte ai femminicidi vi è la certezza che non è mai colpa delle donne. Dobbiamo urgentemente fare i conti con questa cultura in cui siamo ancora immerse/i.
Se non siamo disposte/i a lasciare indietro stereotipi e pregiudizi, continueremo a meravigliarci e a piangere le morti di donne che avevano l'unica colpa di voler essere libere di scegliere la propria vita.